sabato 28 febbraio 2009

Crollo Jovine, quaranta operai a casa


CAMPOBASSO – “Le sentenze vanno rispettate sia quando sono favorevoli che quando non lo sono”. Con questa frase l’avvocato Gianfederico Cecanese ha commentato la condanna di Carmine Abiuso, subappaltatore nella sopraelevazione della scuola Jovine di San Giuliano di Puglia a cinque anni di reclusione.
“L’unica stranezza che noto – ha aggiunto il legale a “La Gazzetta del Molise” – è che il dato processuale ha sottolineato la mancanza del contratto di subappalto effettuato dall’imprenditore Giovanni Martino nei confronti di Carmine Abiuso. Quest’ultimo aveva soltanto prestato quattro operai al vincitore dell’appalto e per un periodo di tempo di quindici giorni. Per questo non riesco a comprendere da dove sia arrivata questa condanna”.
Parole amare, quelle dell’avvocato Cecanese, che dovrebbero far riflettere l’opinione pubblica. Se la sentenza dovesse essere confermata dalla Cassazione per i due costruttori inizierebbero i cinque anni più bui della loro vita. Innanzitutto dovrebbero scontare due anni di carcere. Anche se, per evitare questa cosa, i legali che li hanno seguiti nel processo stanno già studiando. Ma la pena più pesante che dovranno scontare è proprio la sospensione per cinque anni dalla possibilità di esercitare le loro arti ed i loro mestieri. Questo significherà la chiusura delle due aziende costruttrici. In totale Martino ed Abiuso hanno quaranta dipendenti. Operai che, nel caso di condanna in Cassazione, si ritroverebbero senza lavoro e senza stipendio. Un dramma nel dramma che cadrebbe proprio in questi mesi di dura crisi economica quando per i quaranta muratori potrebbe essere difficile essere assunti in un’altra impresa edile. Le imprese potrebbero non riuscire a sopravvivere anche grazie alle elevate provvisionali decise dai giudici di secondo grado. In totale più di cinque milioni di euro che in parte dovranno sborsare proprio i costruttori.
Questo accade nonostante Giovanni Martino, prima di iniziare i lavori di sopraelevazione terminati nel 2001, aveva visionato una relazione di fatto. Nel documento era scritto che le mura costruite negli anni sessanta dalla ditta di Giuseppe Uliano erano in ottimo stato. Se anche le carte fossero state false non era compito del costruttore andarlo a verificare.
La sentenza di secondo grado dice che la scuola non è caduta per causa del terremoto ma perché era stata costruita male. La teoria portata avanti dai genitori è stata ampiamente accolta dai giudici. Ora però l’opinione pubblica si chiede se questi ultimi restituiranno mai i fondi ottenuti per ricostruire le proprie case dopo aver ottenuto un verdetto voluto anche dall’opinione pubblica. Ci si domanda anche se i quaranta lavoratori delle imprese Abiuso e Martino non saranno le nuove vittime del crollo della scuola Jovine dopo che i loro datori di lavoro non potranno più esercitare e saranno costretti a fallire. Queste ultime domande avranno le loro risposte soltanto dopo il giudizio definitivo. Deve arrivare entro l’aprile 2010 ossia prima della prescrizione dei reati.

San Giuliano, Marinaro sospeso


SAN GIULIANO DI PUGLIA- "In seguito alla sentenza emessa sul crollo della scuola Jovine di San Giuliano di Puglia, l'amministrazione comunale ha sospeso dal servizio il dipendente comunale Mario Marinaro, condannato alla pena di anni sei e mesi dieci di reclusione con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il provvedimento disciplinare adottato è previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro ed è stato emesso con effetto immediato subito dopo la sentenza".

San Giuliano, l'ex sindaco la ventinovesima vittima


CAMPOBASSO - E’ la ventinovesima vittima del terremoto del 31 ottobre 2002 di San Giuliano di Puglia. Stiamo parlando dell’ex sindaco Antonio Borrelli condannato in secondo grado per omicidio e disastro colposo nel processo sul crollo della scuola elementare. Un uomo che ebbe la vita distrutta. Sotto le macerie di quell’edificio sopraelevato perse la seconda dei suoi figli. Antonella quando lasciò la terra per volare insieme agli altri ventisei angeli e alla sua maestra Carmela aveva solo sei anni. Faceva parte di quella classe, il 1996, che a San Giuliano di Puglia non esiste più. L’ex primo cittadino, prima della sentenza di secondo grado, ha subito una grave minaccia. La notizia non è stata divulgata a tempo debito perché Borrelli voleva essere assolto per non aver commesso il fatto e non perché i giudici avevano avuto pietà di lui. Ma una regolare denuncia alla digos è stata presentata. La moglie Carmela Ferrante si reca, come ogni mattina, a prelevare la posta. Ma la lettera che si trova tra le mani è di quelle che fanno paura. Quando l’ha aperta ha visto la fotografia che conteneva. Si trattava di un uomo ammanettato. Le frasi incise sulla lettera erano davvero orribili ed inglobavano degli insulti davvero di bassa lega se si considera che anche Antonio Borrelli e Carmela Ferrante sono genitori di uno dei ventisette angeli. Ma non si limitano solo a questo. Il 9 marzo, davanti al Tribunale di Larino, si svolgerà un processo per il reato di ingiurie. L’imputato è un componente del comitato vittime della scuola elementare. Per questioni di riservatezza pubblichiamo solo le iniziali. Si tratta di B.V. La persona offesa è il terzo figlio dell’ex sindaco Borrelli. Al momento del crollo era all’asilo ed aveva soltanto quattro anni. E’ il fratello minore di Antonella. Quando è stato offeso aveva sei anni. Era il lontano undici giugno 2004. Fu apostrofato con un epiteto volgarissimo per un bambino di quella età. Gli furono dette parole che non avrebbe dovuto ascoltare. A difendere le ragioni del piccolo sarà ancora una volta l’avvocato Fabio Del Vecchio, lo stesso legale che ha dato l’anima per cercare di dimostrare l’innocenza dell’ex sindaco. Ora lui e la sua famiglia sono completamente sfiduciati dopo l’emissione della sentenza di secondo grado. Non se l’aspettavano e pensavano di non meritare un dispositivo così severo. Borrelli, al contrario degli altri imputati, non ha subito alcuna interdizione. Non andrà mai in carcere perché la sua pena è coperta da indulto. Ma a lui questo non basta. Vuole a tutti i costi uscire pulito dalla vicenda. “Ci batteremo fino alla fine – ha dichiarato l’avvocato Del Vecchio a “La Gazzetta del Molise”- il sindaco aveva firmato, insieme a tutta la giunta, una delibera di progetto esecutivo. Se si considera che gli altri sono stati tutti prosciolti davanti al gup la condanna di Borrelli ci sembra un paradosso”.

mercoledì 25 febbraio 2009

Crollo Jovine, la giustizia esiste


CAMPOBASSO – Cinque condanne e un’assoluzione. Così i giudici Iapaolo, Parisi e Di Giacomo hanno parzialmente riformato la sentenza di primo grado sul crollo della scuola Jovine di San Giuliano di Puglia. Il dispositivo è stato letto alle 18.45 di ieri sera dopo otto ore e quindici minuti di camera di consiglio. Giuseppe La Serra (progettista della sopraelevazione) e Mario Marinaro
(responsabile unico del procedimento e tecnico comunale) hanno ricevuto la condanna più pesante. Sei anni e dieci mesi di reclusione con interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il procuratore generale durante la requisitoria aveva chiesto sette anni di reclusione. Giovanni Martino (appaltatore della sopraelevazione) e Carmine Abiuso (titolare della ditta subappaltatrice) hanno ricevuto invece la condanna richiesta dal procuratore generale. Cinque anni di reclusione da scontare con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. A sorpresa è stato condannato anche l’ex sindaco di San Giuliano di Puglia Antonio Borrelli. Nel crollo della scuola Jovine aveva perso sua figlia Antonella di appena sei anni. La pena da scontare è la più mite. Due anni ed undici mesi di reclusione con interdizione dai pubblici uffici per un periodo di tempo pari a dieci anni.
Giuseppe Uliano, costruttore dell’edificio nato negli anni sessanta, è invece stato assolto così come avvenuto in primo grado. I fatti a lui contestati, secondo la Corte d’appello, non costituiscono reato. Le condanne riguardano soltanto il reato di concorso in omicidio plurimo e disastro colposo. Per Giuseppe La Serra e Mario Marinaro, gli imputati maggiormente colpiti dalla condanna di secondo grado, c’è stata anche l’assoluzione dal reato di falso ideologico sul certificato di agibilità della scuola Jovine. Il fatto, come ha sostenuto il presidente della Corte Mario Iapaolo, non costituisce reato. Il dispositivo ribalta parzialmente la sentenza di primo grado decisa il 13 luglio dal giudice Laura D’Arcangelo nella quale tutti gli imputati erano stati assolti. Per effetto dell’indulto sono stati condonati tre anni di reclusione tutti i condannati. Per l’ex sindaco Antonio Borrelli la pena è stata dichiarata quindi completamente estinta. Il dispositivo tanto atteso dai genitori di San Giuliano emana pesanti condanne anche dal punto di vista del risarcimento danni. Tocca agli imputati e al responsabile civile, indicato nel comune di San Giuliano di Puglia, sborsare centocinquantamila euro in favore di ogni famiglia di un bambino deceduto. Centomila euro andranno invece ai genitori di Pompeo Barbieri ( bimbo rimasto per sempre sulla sedia a rotelle) e alle maestre Maria Giannone e Rosalba Mucciaccio anch’esse gravemente ferite nel crollo. Settantacinquemila euro andranno invece ai genitori di Angelo Licursi ( ultimo bambino estratto vivo dalle macerie). Via via i risarcimenti sono diventati più lievi fino ai cinquemilacinquecento euro che andranno a Cittadinanza attiva. Lo Stato è rimasto parte civile. Respinto l’appello presentato dall’avvocato Sante Foresta. Il procuratore generale, dopo la lettura del dispositivo ha così commentato: “ Questa sentenza è una bella risposta ai genitori che la attendevano da anni. Dimostra che la giustizia esiste”.

San Giuliano, i commenti

CAMPOBASSO – Dopo la lettura del dispositivo di secondo grado la commozione era evidente. L’attesa della camera di consiglio si è trasformata in pianto. I genitori delle 27 vittime del crollo della scuola Jovine di San Giuliano di Puglia vivono un giorno di serenità. Credono di aver ottenuto giustizia. Il più entusiasta è stato il presidente del Comitato Vittime Antonio Morelli. “E’ una sentenza che ci fa credere nuovamente nella giustizia – ha dichiarato tra le lacrime – è anche contro il partito della ricostruzione. Ora prima di spendere i soldi a pioggia sanno che devono pensare bene a quello che fanno. La sentenza non mi ridarà mia figlia ma resta un segnale di speranza”. Significativa anche la dichiarazione della mamma coraggio. Colei che, al funerale delle vittime, invocò la sicurezza nelle scuole. “Ragione avevamo prima – ha dichiarato Nunziatina Torrazzo- e ragione abbiamo adesso. Quelle di oggi ( ieri ndr) sono comunque lacrime di dolore non di gioia. Ora tutti speriamo che si possa operare in maniera corretta affinchè non ci siano altre San Giuliano”.
Visibilmente commosso anche l’avvocato Libero Mancuso. “Ce l’abbiamo fatta – ha dichiarato a caldo- ringraziamo questa corte”. Speranza arriva anche dall’attuale sindaco di San Giuliano di Puglia Luigi Barbieri soddisfatto di questa sentenza.
Di parere diverso invece gli avvocati della difesa. “Questa sentenza è un errore giudiziario – ha dichiarato l’avvocato Arturo Messere- come quella contro Sacco e Vanzetti. Ad un errore non possiamo rispondere che con un ricorso in Cassazione”.
Dello stesso parere anche l’avvocato Fabio Del Vecchio che difende l’ex sindaco. “ Aspettiamo le motivazioni della sentenza- ha dichiarato- e tutti insieme presenteremo il ricorso alla Corte suprema”. Ha atteso a casa la moglie di Borrelli, Carmela Ferrante.

martedì 24 febbraio 2009

Stupri, sei su dieci sono italiani

ROMA - In Italia gli episodi di violenze sessuali nel 2008 sono diminuiti dell'8,4%. Sono questi i dati diffusi oggi a Roma dal Dipartimento della Pubblica sicurezza del ministero dell'Interno, che ha analizzato l'andamento del fenomeno in Italia nel triennio 2006-2008. Secondo le cifre riferite al triennio, gli autori sono italiani nel 60,9% dei casi, seguiti dai romeni (7,8%) e dai marocchini (6,3%). Le vittime di violenza sessuale sono per lo più donne (85,3%) e di nazionalità italiana (68,9%). La maggior parte degli stupri rientrano nelle violenze sessuali non aggravate, anche queste in diminuzione del 7,4%. I casi di stupro di gruppo, dopo un incremento registrato nel 2007 (+10,9%) invece sono diminuiti del 24,6%, mentre per le violenze sessuali aggravate è stato registrato un trend decrescente nel triennio 2006-2008 con il -16%. Nel 2007, invece, in Italia era stato registrato un aumento dei casi di violenza sessuale del 5% rispetto al 2006 (da 4.821 a 5.062 episodi). Lo scorso anno le forze di polizia hanno individuato 8.845 autori di violenze sessuali, a fronte di 8.749 segnalazioni nel 2007 e di 7.715 nel 2006.
Fonte Ansa

giovedì 19 febbraio 2009

Crollo Jovine, Messere incolpa lo Stato


CAMPOBASSO – “Come lo Stato ha potuto costituirsi parte civile in questo processo quando, insieme al terremoto doveva essere seduto sul banco degli imputati”. E’ stata questa la parte della discussione dell’avvocato Arturo Messere, nel processo sul crollo della Jovine, che sembra aver colpito di più la terna di giudici formata da Iapaolo, Parisi e Di Giacomo. Una discussione che, data l’eccessiva lunghezza, è stata divisa in due tranche e continuerà quindi nella giornata di oggi prima di dare spazio alle repliche del procuratore generale Claudio Di Ruzza e degli avvocati di parte civile. Con molta probabilità finirà nel tardo pomeriggio. La sentenza potrebbe quindi slittare a mercoledì 25 febbraio per permettere ai giudici di decidere con coscienza. Una laboriosità dovuta alla necessità di difendere due diverse posizioni, il progettista Giuseppe La Serra ed il tecnico comunale ed responsabile unico del procedimento di soprelevazione Mario Marinaro.”Allo Stato – ha sottolineato- va richiesto il risarcimento danni”. Una discussione basata su sofismi e parallelismi con figure mitologiche dell’antica Grecia per chiedere alla Corte di non condannare i suoi assistiti. “La colpa – ha sottolineato- è come la fuliggine che si posa su ogni dove”. Nella parte più tecnica della sua discussione Messere ha sottolineato che alcun evento di crollo può essere attribuito ai due imputati. “I prevenuti- ha evidenziato- hanno agito come dovevano agire”. La sopraelevazione, secondo il legale, non è altro che ampliamento della struttura di cento metri quadrati.”Gli imputati – ha dichiarato – hanno agito diligentemente e rispettano tutte le norme”. Sulla tragedia Messere ha messo in mezzo anche la figura del dirigente scolastico Giuseppe Colombo il quale, secondo risultanze processuali, non si sarebbe nemmeno preoccupato la mattina del terremoto di sincerarsi quali erano le condizioni dell’edificio scolastico. In primo grado il pm ha contestato a La Serra e Marinaro anche il crollo di una parte della scuola sulla quale non avevano mai messo mano. Durante la discussione dell’avvocato Messere c’è stato un fuoriprogramma. Il procuratore generale Claudio Di Ruzza ha chiesto alla Corte di non concedere interventi lunghi e ripetitivi. Successivamente l’avvocato Messere ha continuato spiegando come era costruita la struttura. Si trattava di scuola e sopraelevazione in muratura e non solai di cemento armato. I solai utilizzati erano prefabbricati ed omologato era il materiale in laterizio. L’avvocato Messere, al termine della prima parte della discussione ha annunciato la presentazione di una memoria di 104 pagine la quale dimostra che i solai della scuola erano poggiati soltanto su dei cordoli in muratura. Il corpo di fabbrica era costruito, sempre secondo i periti, con parti verticali in muratura. Durante il termine della discussione dell’avvocato Santoro si è verificata una dura protesta dei genitori della vittime. La madre dei gemelli di quarta deceduti sotto le macerie della vecchia Jovine, ha detto agli avvocati di smettere di essere bugiardi. “Ci dovevano essere i vostri figli- ha detto con decisione- sotto le macerie della scuola. State facendo un processo al terremoto mentre gli imputati hanno fatto un’associazione a delinquere per costruire l’edificio. Tutti sapevano cosa stavano facendo”. Mentre sono stati allontanati dal giudice ha continuato: ”Mi hanno ammazzato due figli, hanno distrutto una comunità e pretendono di passare come angioletti”.

Crollo Jovine. la scuola è caduta per il terremoto


CAMPOBASSO – “In caso di dubbio è preferibile l’assoluzione di un reo che la condanna di un innocente”. Con questa affermazione ha avviato, ieri mattina,la discussione in difesa di Mario Marinaro, l’avvocato Claudio Santoro. Le tesi principali sono state snocciolate in poco più di tre ore durante le quali sono state messe a fuoco tutte le cause della tragedia del 31 ottobre 2002. L’avvocato Santoro ha chiesto anche l’ammissione agli atti di uno studio effettuato dai periti su tutti gli edifici di San Giuliano di Puglia in seguito al terremoto. In precedenza sono stati stabiliti i tre punti focali per i quali la sentenza D’Arcangelo del 13 luglio 2007, andrebbe confermata. “Come già è stato detto in quest’aula dall’avvocato Gianfederico Cecanese- ha sottolineato Santoro- il dispositivo D’Arcangelo è granitico ed inattaccabile sulle motivazioni”. Questo sarebbe vero per tre ordini di motivo. Il primo è relativo al fatto che la scuola è caduta per causa del terremoto, la seconda perché la sopraelevazione non ha inciso sulla struttura nel provocare l’evento traumatico e terzo perché la scuola non era predisposta per resistere all’azione sismica. Il tecnico comunale Mario Marinaro non sarebbe imputabile per il suo legale, e quindi va assolto, perché con le leggi vigenti a San Giuliano di Puglia il 31 ottobre 2002, non era obbligatorio costruire l’edificio scolastico secondo le normative antisismiche. “L’ordinanza del 1998 – ha sottolineato Santoro- dava soltanto indicazioni fiscali su come costruire ma non costituiva alcun dettame legislativo. Era un documento nel quale si valutava soltanto ilo rischio sismico derivante da un terremoto che si era verificato in quel comune sette otto secoli fa. La classificazione sismica era tutta altra cosa ed è stata effettuata soltanto nel 2003”. Il terremoto del 31 ottobre 2002 non è affatto un evento sismico di poco conto come avevano detto le accuse pubblica e privata. E’ stata invece una forza della natura da tenere in considerazione. “Se fossero morte molte più persone – ha evidenziato Santoro – non stavamo qui a celebrare questo processo”. Per sottolineare la forza della scossa del 31 ottobre 2002 dell 11.32 e sconfessare la teoria della possibilità della caduta della scuola con una nevicata ha messo in evidenza le cinque scosse della notte. “Una scossa della forza di 3,5 gradi della scala Richeter – ha sottolineato Santoro – che non aveva provocato alcuna lesione nelle murature della scuola. Nessun rigonfiamento. Il crollo non poteva assolutamente avvenire a causa di una festa di bambini così come affermato dal procuratore di Larino Nicola Magrone. Tutto quello che affermo non è altro che il frutto dello studio di esperti che sono andati a verificare quali sono le cause reali del crollo”. L’avvocato Santoro è poi passato a spiegare la necessità di un consolidamento prima della sopraelevazione. Secondo i periti non era essenziale per prevedere l’azione sismica. “Per rendere quella struttura antisismica – ha dichiarato – la scuola andava abbattuta. Con la sopraelevazione è diventato soltanto simicamente vulnerabile non strutturalmente. L’edificio era più esposto al crollo perché era costruito come scuola e con caratteristiche diverse da quelle delle abitazioni tipo mura più lunghe e finestre più ampie”. “Se si doveva fare un consolidamento- ha continuato – il tipo di struttura sarebbe cambiato. Il tipo di rinforzo che sarebbe stato fatto non era di natura sismica ma soltanto strutturale. Qualsiasi lavoro statico fosse stato eseguito sarebbe servito soltanto ad aumentare la capacità di sopportazione dei carichi verticali ma non a rendere l’edificio più antisismico”.

lunedì 16 febbraio 2009

Violenza sessuale, arriva il decreto

ROMA - Dopo i due casi di violenza sessuale avvenuti in meno di 48 ore il governo decide di ricorrere alla decretazione d'urgenza. Infatti nel prossimo Consiglio dei ministri verrà presentato un decreto che anticiperà le misure anti-violenza sessuale stabilite nel disegno di legge sulla sicurezza ancora all'esame della Camera. L'opposizione però critica il centrodestra, dichiarando "fallita" la politica sulla sicurezza del governo Berlusconi. Il decreto comporta l'immediata approvazione di norme come quelle che assicurano il gratuito patrocinio alle vittime dei reati. Importane l' esclusione degli arresti domiciliari per gli accusati e la legalizzazione delle cosiddette 'ronde' per il controllo del territorio. Secondo quanto si apprende, infatti, al ministero della Giustizia si guarderebbe con favore all'idea del decreto e alle prime due misure da varare in tempi rapidissimi. Ma sulle ronde, fortemente volute dalla Lega, si fa capire che ci vorrebbero "ulteriori verifiche". In attesa del Cdm che dovrebbe anticipare le misure già contenute nel ddl sicurezza (che potrebbe tornare al Senato per via dei cambiamenti introdotti sulla permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione, approvati con voto segreto anche dal centrodestra), l'opposizione punta il dito contro la politica del governo e contro i tagli che la Finanziaria ha imposto alle forze dell'ordine. In più, si attacca il centrodestra anche per il ddl sulle intercettazioni. Se questo provvedimento diventasse legge, denunciano il leader dell'Idv Antonio Di Pietro e il capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti, nelle indagini sui casi di violenza sessuale non si potrebbe più usare "l'indispensabile strumento delle intercettazioni" perché per richiederle occorrerebbero "gravi indizi di colpevolezza". Insomma, spiegano, si dovrebbe sapere prima chi é il colpevole per poi poterlo intercettare. Ma, intercettazioni a parte, i poli si dividono sulle misure da adottare per far fronte a questi casi "sempre più in aumento" di violenze in città. I leghisti chiedono, come fa Roberto Calderoli, la "castrazione chimica" per i colpevoli; la sospensione per tre anni del Trattato di Schenghen sulla libera circolazione, come propone il senatore Piergiorgio Stiffoni; e le immediate espulsioni dei clandestini, come chiede il capogruppo alla Camera Roberto Cota. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa suggerisce il pattugliamento a piedi delle zone a rischio, mentre il deputato del Pdl Osvaldo Napoli propone di tenere aperte le caserme 24 ore su 24 e di affidarsi anche alle ronde cittadine per il controllo del territorio. Nel Pdl poi si rivolge un appello ai magistrati, come fa il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto, di "essere inflessibili" e di non consentire più che avvengano "scarcerazioni facili", come dice il portavoce di Fi Daniele Capezzone. Ma il centrosinistra non ha dubbi: la destra "con la faccia feroce ha fallito", sostiene il senatore del Pd Luigi Lusi. "Nessuno deve strumentalizzare i casi di violenza di questi giorni - afferma il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini - ma la frequenza con la quale avvengono dimostra che è giunto il momento della riflessione e dell'autocritica". L'unica cosa da fare a questo punto, secondo il centrista Mario Baccini, è quella di dare "poteri speciali" e di aumentare i finanziamenti alle forze dell'ordine. E su quest'ultimo punto l'intera opposizione concorda: i tagli sono stati troppi, servono più soldi per chi presidia il territorio. Con buona pace del ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta che chiede l'unificazione dei vari corpi di polizia. fonte Ansa

martedì 10 febbraio 2009

Violenza sessuale, perizia entro il 30 giugno

CAMPOBASSO – Stabilire se la vittima delle violenze sessuali avvenute in un paesino della provincia era capace di intendere e volere quando aveva subito gli abusi. E’ il quesito principale posto dal giudice per le indagini preliminari Teresina Pepe allo psichiatra Marco Marchetti dell’Università del Molise. L’esperto ha acquisito l’incarico ieri mattina davanti al pm Rossana Venditti e gli avvocati dei tre indagati. Assenti le parti in causa. L’udienza di conferimento degli incarichi è durata circa un’ora. Ora l’esperto avrà 80 giorni di tempo per valutare questa eventualità. Infatti il termine ultimo fissato dal giudice per la consegna della perizia è stato fissato al 30 giugno. Sarà solo allora che il giudice avrà gli elementi per giudicare la gravità degli abusi inferti sulla minore. Infatti se la ragazza dovesse essere giudicata incapace la posizione del padre diventerebbe ancora più grave di quella che è in questo momento. Invece se dovesse essere giudicata capace gli abusi sarebbero stati perpetrati “soltanto” sulla figlia minore di sedici anni. In ogni caso la situazione nella quale si sono verificati gli abusi resta grave sotto ogni punto di vista. Infatti nella vicenda restano indagati il vicino di casa, che avrebbe abusato anch’egli della povera infelice e la madre della minore. Quest’ultima sapeva e non aveva mai pensato di denunciare il marito violento. Successivamente il legale potrebbe decidere anche per lei di richiedere la perizia.

Uxoricidio Scalabrino, chiesto il rito immediato

CAMPOBASSO – Rito immediato con sentenza a breve termine. E’ quanto richiesto dal sostituto procuratore Rossana Venditti per l’uxoricidio di Marisa De Benedittis avvenuto il 17 ottobre scorso in via Veneto. A subire il giudizio sarà Antonio Scalabrino reo confesso del delitto a pochi minuti da quanto accaduto. La richiesta del sostituto procuratore è stata depositata ieri mattina davanti al giudice per le indagini preliminari. E’ arrivata perché avrebbe tutte le prove per inchiodare Scalabrino alle sue responsabilità. Questo particolare rito ha la caratteristica di poter essere celebrato immediatamente dopo la richiesta e non sessanta giorni dopo. Si richiede anche quando si pensa che il procedimento possa essere chiuso in tempi brevi. Ora gli avvocati della difesa Fabio Albino e Domenico D’Antonio hanno quindici giorni di tempo per decidere la strategia processuale da adottare. “Aspettiamo di leggere il procedimento – ha dichiarato l’avvocato Fabio Albino a “La Gazzetta del Molise” – poi decideremo i passi da compiere. Posso solamente anticipare che, se non ci saranno sorprese, chiederemo il giudizio attraverso il rito abbreviato con l’acquisizione di una perizia psichiatrica. Se le condizioni del nostro assistito dovessero cambiare o in bene o in male a secondo delle prove raccolte dalla procura sceglieremo anche noi di aderire al rito immediato”. Tra la documentazione a disposizione del pm Rossana Venditti anche l’acquisizione del verbale dell’autopsia. Nelle pagine consegnate dal dottor Vecchione si evince che i colpi di fucile sparati da Scalabrino erano tre e quello a distanza ravvicinata avrebbe provocato la morte della donna. La differenza tra il giudizio immediato ed il rito abbreviato sta soprattutto nella differenza di determinazione della pena. Nel primo caso Antonio Scalabrino potrebbe essere anche condannato all’ergastolo mentre nel secondo è previsto lo sconto di un terzo della pena con un massimo di trenta anni di carcere.

sabato 7 febbraio 2009

"Ammazzare una donna costa poco"


CAMPOBASSO – All’interno della staffetta contro la violenza alle donne centrale è stato l’intervento della giornalista Alda D’Eusanio. Accompagnata dall’anziana madre si è intrattenuta per un dibattito con le ragazze del Liceo Pedagogico del capoluogo di regione. Ha trattato il tema della violenza come è suo solito, con amore e con passione. “Le donne – ha sottolineato- devono innanzitutto conquistare il rispetto di se stesse. Come fare? Innanzitutto non vergognandosi di essere vittime prendendo coraggio e denunciando. Ho l’onore di intervenire in questa sede proprio quando il tema sulla violenza alle donne è di recente attualità. Devo però notare che, quando una donna subisce uno stupro si lascia intervistare, non mostra il suo volto. Non lo fa semplicemente perché si vergogna. Si ha il coraggio di farsi vedere di più quando si gareggia per diventare veline e non in questi casi. Bisogna capire che non abbiamo nulla di cui vergognarci. Chi invece lo deve fare sono gli stupratori”. Un incipit di tutto rispetto quello della giornalista di Rai Due. Querelata più volte dai mariti violenti perché ha il coraggio di invitare nelle sue trasmissioni donne vittime di violenza. Querelata perché è lei stessa che spinge le sue interlocutrici a denunciare. Infatti si racconta molto spesso di donne che subiscono violenze tra le mura domestiche o di chi è vittima di stalking che letteralmente significa persecuzione. Ma le donne che si recano nelle trasmissioni di Alda D’Eusanio sono soprattutto le madri delle ragazze uccise dai propri fidanzati. Il caso Muntari è stato l’emblema. Il fidanzato persecutore, prima di ammazzare la sua ex, aveva preso di mira anche i suoi genitori con minacce di vario tipo. Il processo per quel reato si è concluso con la condanna al pagamento di 85 euro di multa. “Le ragazze – ha continuato la giornalista Rai- non denunciano perché la giustizia non le tutela. In un processo per stupro vengono nuovamente violentate. Come accaduto ad Elvira e Silvia, due delle vittime del dottor Demetrio Altobelli l’uomo accusato e condannato per aver violentato le sue pazienti. Straziante la testimonianza di Elvira quando mi confidò di essere rimasta di ghiaccio dopo essersi riconosciuta in immagini crude insieme al suo violentatore. Chiesi alla moglie di fermare questo scempio. L’unico risultato fu un’altra querela. Intanto il medico continuò ad esercitare la sua professione fino a cinque anni dopo le denunce delle sue vittime”. Alda D’Eusanio ha condannato anche gli amici dello stupratore di Capodanno. “Non si deve affiggere uno striscione di solidarietà- ha sottolineato- bisogna condannare pur non abbandonando il proprio amico”. La giornalista non ha potuto fare a meno di dedicare un pensiero ad Eluana Englaro. “Non mi voglio schierare – ha evidenziato- dico soltanto che quel corpo è stato violentato di continuo per circa 17 anni. Mani esterne se ne impadronivano per permetterle di vivere”.

Violenza alle donne, arriva la staffetta dell'Udi


CAMPOBASSO – La violenza alle donne, sia essa fisica, sessuale o psicologica va combattuta. E’ questo il messaggio lanciato dall’Udi (Unione donne italiane) nel corso della manifestazione d’apertura della settimana della staffetta svoltasi ieri mattina nella sede del Liceo pedagogico del capoluogo di regione. L’anfora, con due manici e tanta speranza, è giunta direttamente da San Severo dove si era fermata fino a venerdì. E’ passata nelle mani delle donne molisane che la terranno con se fino al 14 febbraio. Sarà una settimana di manifestazioni, momenti di riflessione conditi anche di mostre e convegni per spiegare a tutte che la violenza non è soltanto una parola che si ascolta in questi giorni in televisione. Non deve essere un fenomeno mediatico che dopo alcuni giorni passa di moda perché il lettore non ne vuol più sentir parlare. E’ un dramma psicologico e sociale che accade nella quotidianità. Ma, purtroppo, nessuno ha il coraggio di denunciare. Le vittime si vergognano perché la società le emargina mentre vicini di casa e forze dell’ordine, soprattutto nei piccoli centri, ignorano il problema e si girano dall’altra parte quando ascoltano il suono delle botte. La manifestazione, in Molise, è stata l’occasione anche per il centro antiviolenza “La fenice” della Croce Rossa di Campobasso per mostrare le sue attività. Per la prima volta in regione, infatti, un team di avvocati e psicologi si è messo a disposizione delle vittime. A loro verrà fornita ogni tipo di assistenza. Basta trovare il coraggio di raccontare la propria esperienza e gli operatori troveranno, per ciascun caso, la via giusta per cercare di far ritrovare la serenità giusta alle donne che hanno subito violenza. Anche se certe ferite rimarranno per sempre impresse nell’animo di chi ha vissuto questa drammatica esperienza. Nell’anfora che è arrivata dalla Puglia è possibile scrivere pensieri di speranza o magari in forma anonima anche raccontare la propria storia. La tappa finale è prevista a Roma l’8 marzo. Il giorno della festa della donna. Oggi però c’è poco da festeggiare. Si potrà gridare alla gioia soltanto quando si troverà la forza e il coraggio di dire basta alla violenza.