lunedì 23 marzo 2009

Caso Sepede, copisteria dissequestrata. Chi pagherà i danni subiti dai proprietari dell'immobile

CAMPOBASSO – Era il 10 settembre 2002 quando all’interno della copisteria “Pensato Stampato” veniva trovato il cadavere di Franca Martino. Da allora i locali furono posti sotto sequestro giudiziario per permettere lo svolgimento delle indagini. Ad aprile dello scorso anno la condanna definitiva del genero Michele Sepede. Un ergastolo per quel delitto ed un altro per quello del padre Emilio avvenuto il 26 gennaio 2000 nella sua abitazione di Busso. La casa, al contrario, non è stata mai posta sotto sequestro. In un primo momento la morte dell’uomo fu ricollegata ad un incidente domestico. Ora, dopo più di un anno dal giudizio definitivo, anche i proprietari del locale di via Mazzini adibito a copisteria è stato dissequestrato. Da pochi giorni il provvedimento è stato notificato all’ingegnere Antonio Di Renzo. Quest’ultimo, in questo tempo trascorso tra indagini e udienza preliminare, Corte D’Assise, Corte d’Appello e Corte di Cassazione non ha potuto utilizzare un locale che altrimenti gli avrebbe potuto fruttare denaro. Dal punto di vista investigativo il provvedimento era necessario. Più volte la Squadra mobile è dovuta rientrare per riesaminare frammenti di pelle e di capelli rinvenuti al suo interno. Ma dal punto di vista economico per l’ingegnere è stato una vera e propria perdita economica. “Non mettiamo in dubbio l’efficacia investigativa- ha dichiarato a “La Gazzetta del Molise” – ma vogliamo denunciare che in sei anni e mezzo di indagini nessuno ci ha versato una lira. Mi chiedo, a questo punto, dove sia la giustizia italiana”. L’ingegnere Di Renzo ha anche aggiunto una nota dolorosa sulla vicenda. “Mio suocero- ha evidenziato – è morto prima di poter vedere i locali dissequestrati”. Per l’omicida la fine della pena è mai. Nel locale ora sono entrati alcuni operai per provvedere alla sistemazione delle stanze per riaffittarli. Escluso l’utilizzo per sedi elettorali in vista delle comunali del 6 e 7 giugno.

Non riusciva a controllarsi, molestatore assolto

CAMPOBASSO – Davanti ad una bella cameriera non è riuscito a controllarsi. Per queste motivazioni un uomo di 40anni residente in un comune della provincia è stato assolto dall’accusa di molestie sessuali. Il fatto era avvenuto in un’enoteca. L’uomo aveva visto la dipendente che l’aggradava. In un momento ha deciso di masturbarsi. Anche quando la vittima se l’era data a gambe. La motivazione della sentenza, che ha sposato in pieno la teoria dell’avvocato difensore Antonello Veneziano, è stata ricondotta ad eccitazione incontrollabile e non punibile. L’uomo è stato dichiarato parzialmente incapace di intendere e volere. La sentenza farà giurisprudenza in un momento di particolare attenzione alla violenza alle donne.

venerdì 20 marzo 2009

Isernia, violenza sulla moglie. Quarantenne in manette


Lo scenario è un comune della provincia pentra. Ancora una volta il palcoscenico è la famiglia. Stiamo parlando dell’ennesimo caso di violenza sessuale registrato tra le mura domestiche. L’episodio si è verificato nello scorso fine settimana ma se n’è venuti a conoscenza soltanto nella giornata di ieri. Era il pomeriggio di domenica quando la coppia si è trovata sola in casa. I tre figli erano fuori impegnati in attività extrascolastiche. La lite si è verificata quasi subito. La relazione di coppia era ormai alla deriva. Ma il marito quarantenne pretendeva un rapporto sessuale. La donna, visto che non è più innamorata del suo consorte, si è rifiutata. Allora è nato l’alterco. Lui sì lei no come accade in quasi tutte le coppie in crisi. Alla fine l’uomo avrebbe usato la forza. Avrebbe sbattuto la consorte contro il muro e poi sul lettone. Poco dopo si sarebbe consumato il rapporto sessuale. Sarebbe avvenuto contro la volontà della donna. Quest’ultima, piangente, si è subito recata alla caserma dei carabinieri per denunciare il fatto. I carabinieri hanno provveduto ad accompagnarla nel nosocomio più vicino per accertare quanto successo. Il rapporto sessuale è stato accertato. Ora bisogna capire se è avvenuto o meno con violenza. L’uomo, durante l’interrogatorio avvenuto lunedì, ha detto che la congiunzione carnale è avvenuta con il consenso della donna. Lo ha sostenuto tramite il suo legale Lucio Epifanio. Ma non è servito per evitare la convalida dell’arresto in carcere. Ora l’avvocato per tentare di far liberare l’uomo potrebbe rivolgersi al Tribunale del Riesame di Campobasso. I carabinieri stanno continuando ad indagare per stabilire se la donna abbia potuto mettere in scena la violenza per vendicarsi di un marito che non la ama più. Ma l’ipotesi sembra avere già in queste ore poca consistenza.

Stupro della Caffarella, presi i responsabili incastrati dal Dna

ROMA - Colpo di scena nelle indagini sullo stupro avvenuto il 14 febbrario scorso nel parco della Caffarella a Roma: gli investigatori hanno identificato i due presunti responsabili. I sospettati, due romeni di 18 e 27 anni, hanno entrambi precedenti penali per rapina e altri reati. Ad incastrarli, dopo diverse settimane di indagini anche in Romania, anche il test del dna: sarebbe compatibile con quello trovato sui vestiti della ragazzina di 14 anni violentata e sulla scena del crimine. In ambienti investigativi la nuova pista viene giudicata "buonissima".
Loyos e Racz sono ancora in carcere per altri reati - I due romeni furono arrestati lo scorso 18 febbraio con l'accusa di violenza sessuale Alexandru Isztoika Loyos e Karol Racz. Il Tribunale del Riesame il 10 marzo scorso ha annullato però l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei due romeni che comunque sono ancora in carcere con altre accuse: Loyos per calunnia ed autocalunnia (per gli inquirenti si sarebbe autoaccusato per coprire i veri responsabili dello stupro) e Racz per un'altra violenza, quella ai danni di una donna di 40 anni avvenuta nel quartiere periferico di Roma di Primavalle. Nei giorni scorsi, dopo una pesante battuta d'arresto nelle indagini, la Questura aveva avviato accertamento sui ricettatori che avrebbero venduto i due telefonini della ragazzina violentata e del fidanzato.
FONTE TISCALI

mercoledì 18 marzo 2009

Rotten food, sequestrati 3,5 tonnellate di alimenti scaduti


CAMPOBASSO – Tre tonnellate e mezzo di alimenti scaduti sequestrati ed un imprenditore, Sergio Martone, denunciato per frode alimentare e impiego di manodopera illegale. E’ questo lo scenario raccapricciante davanti al quale si è trovata la Guardia di finanza del capoluogo di regione il 13 marzo scorso nell’ambito dell’operazione “Rotten food”. Avevano puntato a tre strutture alberghiere di Campitello Matese ed ad una di Campobasso dopo la segnalazione ricevuta per lavoro nero. Si tratta del San Giorgio di Campobasso, del Kristiane, Kristall e Il rifugio di Campitello Matese. Effettivamente hanno pizzicato sei macedoni, due italiani, uno svizzero un polacco ed un albanese a lavorare senza regolare contratto. Ma il vero e proprio scandalo si è registrato nel momento in cui le fiamme gialle hanno deciso di ispezionare le cucine e le riserve dei ristoranti. Qui è venuto fuori l’impossibile, ciò che un molisano abituato a prodotti di qualità non avrebbe mai pensato di poter arrivare nel mangiare in un ristorante della propria regione. C’era una montagna di cibo avariato, pronta per essere servita a tavola. Questi i dettagli dell’operazione. Sotto sequestro 517,30 kg di carne, 74,70 kg di pesce, 1657, 50 kg di pasta, 2,45 kg legumi, 2kg di pepe, 31,50 kg di riso, 16,30 kg di salumi, 42,30 kg di frutta sciroppata, 8 kg di formaggi, 63 kg di zucchero, 335 l di acqua, 10,50 l di vino, 11 l di aceto e persino prodotti dolciari.
Il blitz è stato coordinato dal sostituto procuratore della repubblica di Campobasso Giovanna Rosa Immacolata Di Petti.
Ma non è tutto. Gli alimenti avevano un contorno a dir poco da voltastomaco. Si tratta di escrementi di topi ritrovati sul pavimento della dispensa. Tutti gli alimenti erano accatastati gli uni sugli altri. C’era pesce scaduto nel 2008, mozzarelle ed involtini di pollo pieni di muffa. Il tutto riportava una data di scadenza riferita al 2007. I cibi avariati, nel loro complesso, recavano date di scadenza relative agli anni 2004, 2005 e 2006.
Dei succhi d’arancia, destinati alla colazione del mattino, addirittura erano scaduti nel 2003. Uno scenario, caratterizzato da degrado dei luoghi, carenze igieniche, promiscuità tra prodotti avariati ed altri ancora commestibili. Impossibile, inoltre, una compiuta tracciabilità per gli alimenti di origine animale. Una cella frigorifero zeppa di alimenti scaduti, veniva addirittura rinvenuta all’interno di una camera da letto non destinata alla clientela dell’albergo. Tutte le attività ricettive -gestite da tre diverse società-, sono comunque riconducibili ad un unico imprenditore molisano, il quale dovrà rispondere delle violazioni previste e punite dall’articolo 5 della legge 283/1962. Le sanzioni previste dalle vigenti norme in materia, contemplano l’arresto ed un’ammenda che, nel caso specifico, potrebbe superare i 120.000 Euro.
All’atto dell’intervento operativo, tutte le strutture ospitavano numerosi clienti. Altrettanto consistente, è da ritenersi il calendario delle prenotazioni nel medio termine, tenuto conto delle prossime e pressoché imminenti festività pasquali.
Ulteriori solchi investigativi interesseranno i possibili collegamenti delle imprese coinvolte, con gli ambienti criminali dediti alla commercializzazione illecita di alimenti avariati o scaduti. Le cronache nazionali degli ultimi giorni hanno infatti evidenziato come le consorterie delinquenziali siano sempre più interessate alla gestione di questo ricco ed illecito “business”.

Alga rossa, pesca chiusa nella diga d'Occhito

CAMPOBASSO – Chiusura temporanea dell’esercizio della pesca nell’invaso di Occhito e nei corsi d’acqua ad esso collegato. Lo ha deciso la Provincia di Campobasso. E’ avvenuto dopo essere venuta a conoscenza della presenza dell’alga rossa nella diga artificiale situata tra Molise e Puglia. Lo ha fatto considerando i possibili rischi tossicologici associati al consumo di prodotti ittici prelevati. La decisione è arrivata con disposizione presidenziale n. 49 del 18 marzo 2009. E’ stata disposta, in via cautelativa, ai fini della tutela della salute pubblica, la chiusura temporanea all’esercizio della pesca nell’invaso di Occhito (sponda molisana) e nei seguenti corsi d’acqua ad esso collegati. Si tratta del fiume Tappino fino alla confluenza del torrente Succida a monte dell’invaso e del fiume Fortore fino a 2 km a monte dell’invaso e per l’intero corso d’acqua (tratti di competenza provinciale) a valle dello stesso. La disposizione è valida fino a nuova ordinanza.

venerdì 13 marzo 2009

Violenza sessuale, il mostro è in casa

ROMA - Continua a crescere anche nel 2008 il numero di donne vittime di violenza, non solo sessuale, che hanno chiesto aiuto a "Telefono Rosa". Un bilancio presentato a Roma dal quale emerge che sempre più spesso l'autore della violenza è in casa.
- I DATI: Nel corso del 2007 si sono registrati 1.492 casi di richieste di aiuto, che nel 2008 hanno raggiunto quota 1.744 (circa il 16% in più), delle quali 1.457 provenienti da cittadine italiane e 287 da donne straniere. Per le vittime italiane, l'età si concentra tra i 35 e i 54 anni. Il fenomeno della violenza incontra, però, come principale ostacolo proprio quello di restare sommerso: si calcola che soltanto il 10% venga denunciato.
- LA CASA IL LUOGO MENO SICURO: Nel 53% dei casi autore della violenza è il marito o il partner, ciò significa che nel 2008 ci sono state 1.430 donne che hanno subito violenza all'interno di una relazione affettiva, all'interno delle mura domestiche. E' necessario poi aggiungere il 9% di quante dichiarano di subire violenza dal proprio convivente (il dato raggiunge il 15% nel caso delle cittadine straniere) e il 2% di coloro che patiscono maltrattamenti da parte del fidanzato. Si riduce al 2% la quota di donne che dichiarano di aver ricevuto violenza o maltrattamenti da parte di uno sconosciuto.
- PROTAGONISTA VIOLENZA E' COLTO E CON LAVORO: Un elevato livello di scolarizzazione non esenta gli uomini dal commettere atti violenti. Accanto alla maggioranza di quanti si configurano come impiegati (23%) o operai (18%), si riscontrano significative percentuali di liberi professionisti (11%), imprenditori (6%), commercianti (6%) e alti funzionari (6%). Si riduce al 7% la quota di disoccupati.
- ALCOL E DROGA NON SONO ALIBI: Sembra cadere, inoltre, la correlazione tra comportamenti violenti e abuso di droga o alcol: nel 69% dei casi l'autore della violenza non era dedito né a bere né a drogarsi.
- VIOLENTI IN CASA, 'NORMALI' FUORI: Spesso, gli autori della violenza hanno personalità duplici e comportamenti che tendono a distinguere l'atteggiamento tenuto a casa, da quello negli spazi pubblici: la violenza è privata, non sconfina al di fuori dell'ambito familiare, secondo il 69% delle vittime italiane.
- IL TIPO DI VIOLENZA: Il carattere domestico rende più frequenti le violenze di tipo psicologico (31%) e quelle di tipo fisico, in particolare le percosse (23%) da parte del partner. A queste si aggiungono le sottili forme di minaccia (13%) e la violenza di tipo economico (10%). Sono il 3% le violenze sessuali raccontate a Telefono Rosà.
- VIOLENZE REITERATE: raggiunge l'83% dei casi il numero di vittime italiane costrette a sottostare quotidianamente agli atti violenti, dato in rilevante crescita rispetto al 2007. - LE CAUSE DELLA VIOLENZA SECONDO LE VITTIME: Motivi di tipo caratteriale (43%), gelosia (11%), o contrasti familiari (10%). Nell'11% la presenza di disturbi psichici.
Fonte Ansa